Lezioni di musica e chitarra

Comprendere meglio la musica e suonare meglio la chitarra

 

Triadi , accordi a 3 suoni , accordi chitarra Pdf

Triadi sono importanti nell'armonia ma anche nello studio dell'improvvisazione.

accordo costituito da tre note: 1) la Fondamentale 2) la sua Terza 3) la sua Quinta. Un accordo così semplice è detto Triade.

Comunque, siccome le Terze non sono tutte uguali e nemmeno le Quinte, abbiamo tre possibili combinazioni di Triadi.

1 – Maggiore (Terza maggiore e Quinta giusta)
2 – Minore (Terza minore e Quinta giusta)
3 – Diminuita (Terza minore e Quinta Diminuita).

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1 – Se al basso c’è la Fondamentale si dice che l’Accordo è in posizione fondamentale.
2 – Se c’è la Terza, si dice che è in posizione di Primo rivolto.
3 – Quando invece c’è la Quinta, allora è in posizione di Secondo Rivolto.

Quindi, in base al tipo di intervalli e alla disposizione delle note, possiamo avere tre tipi di accordi in tre diverse posizioni.

quindi abbiamo nove possibili combinazioni di Triadi e Rivolti.

 

Triadi: non fraseggi se non le sai! se ti interessa l'improvvisazione raffinata , evoluta

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un po di storia...

Tutti gli accordi, in particolare le triadi e le settime, sono alla base dell’armonia, che si sviluppa a partire dal 1600.
Per capire come è nata l’esigenza di costruire la musica su accordi bisogna fare un salto nel passato. Gran parte della musica popolare dell’antichità e dei canti medievali erano monodici.

La monodia è una composizione in cui esiste una sola linea melodica, cioè una sola voce che però può essere intonata anche da più cantanti, e nella storia della musica occidentale il canto monodico per eccellenza è stato il canto gregoriano. Dalle melodie dei canti monodici gregoriani nacquero le prime forme di polifonia, uno stile compositivo a due o più voci (vocali e/o strumentali) ciascuna con la propria indipendenza ritmica e melodica. I primi canti polifonici del IX secolo, come quelli del trattato anonimo Musica Enchiriadis, si ottenevano sovrapponendo la melodia del canto gregoriano monodico, detta vox principalis, ad una seconda voce, detta vox organalis, a distanza intervallare di quarta o quinta, procedente per moto retto.

Non si tratta di una vera e propria polifonia poiché le due voci non sono indipendenti, ma col passare dei secoli lo diventano sempre più. Nell’XI secolo le due voci si scambiano: la vox principalis diventa una voce secondaria che lascia il ruolo a quella organalis, voce inventata costruita sulla base della prima. Nel XII secolo la vox principalis perde ancor di più importanza: diventa un bordone della vox organalis, a cui vengono aggiunti vari melismi.

 

Verso la fine del XII secolo, nell’Ars Antiqua, c’è un grande ampliamento verticale della polifonia aumentando il numero delle voci, in epoca fiamminga si possono trovare esempi di polifonie di addirittura 36 voci, e i fiamminghi erano molto abili ad arricchire i canti con disegni contrappuntistici.

 

Dal ’300 al ’500 si sono sviluppate diverse composizioni polifoniche: madrigale (del ’300), caccia, ballata, mottetto, chanson, madirgale (del ’500). Nel ’600 dalla polifonia si va verso la monodia con la camerata dei Bardi, un gruppo di uomini fiorentini che proposero il recitar cantando, un nuovo stile di canto che permetteva di mettere in risalto il testo che nei secoli precedenti veniva nascosto dai disegno contrappuntistici della polifonia. In tale periodo il contrappunto venne sottomesso alle leggi dell’armonia tonale di Zarlino: dato un contrappunto si cercava di costruire su esso degli intervalli secondo tali leggi.

 

Ciò segnò il passaggio definitivo verso la tonalità. Nel passaggio dalla polifonia alla monodia venne dato maggior peso al disegno melodico: le voci diventarono sostegno della voce superiore e vennero costruite formando accordi. In particolare si diffuse la pratica compositiva del basso continuo, che consiste in una linea melodica che funge da sostegno armonico in cui sono presenti dei numeri che indicano gli intervalli da costruire (cioè la cifratura degli accordi), quindi come realizzare gli accordi.

 

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