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La notazione musicale è il sistema di segni e regole usato per scrivere e rappresentare graficamente un evento musicale. Molte culture oltre a quella occidentale hanno sviluppato sistemi di notazione musicale, ma in questo libro lo studio della notazione e della teoria musicale si concentrerà sul sistema di notazione occidentale. Il modo di scrivere la musica così come si conosce oggi è il risultato di una lunga evoluzione storica e di una serie di tentativi di scrittura che hanno avuto più o meno fortuna nel corso dei secoli.

In realtà la riflessione sulla notazione musicale non ha mai smesso di risultare una problematica per i teorici della musica e i compositori. Ogni nuova “invenzione sonora”, si pensi all’avvento della musica contemporanea, ha avuto bisogno di un corrispondente simbolo grafico che la rappresentasse. Inoltre, l’avvento nella seconda metà del ‘900 di discipline come l’etnomusicologia, ha imposto la creazione di nuovi sistemi di notazione e trascrizione di musiche, come quelle della tradizione popolare, che nella maggioranza dei casi appartengono alla tradizione orale e che non sono state “pensate” per una successiva traduzione grafica. Il sistema di notazione principale cui si farà riferimento è quello in uso in Europa fra la fine del XVI sec. e gli inizi del XX sec.

La notazione musicale si preoccupa innanzitutto di rappresentare graficamente due parametri fondamentali della musica: l’altezza dei suoni e la loro durata.

All’interno della cultura musicale occidentale permangono due nomenclature abbinate ai nomi delle note: 1. Quello di derivazione latina, la cui formulazione risale al XII secolo e corrispondente a DO RE MI FA SOL LA SI La battuta, detta anche Misura, è quella parte di pentagramma delimitata da due stanghette verticali che racchiudono un numero di note o pause la cui somma dei valori corrisponde all’indicazione di tempo posta all’inizio della composizione. L’uso della battuta è entrato nell’uso comune non prima del VII Sec2 come aiuto per la lettura della musica, indicando con le stanghette dei raggruppamenti metrici corrispondenti all’indicazione di tempo.

La battuta non ha valore musicale o esecutivo. Infatti la discontinuità indicata graficamente non deve indurre nell’errore di considerare una partitura “spezzettata” in tante battute o che l’inizio di una misura debba essere necessariamente accentato. Il valore del raggruppamento di una misura, come si diceva, è indicato dai due numeri posti all’inizio del brano musicale. Ognuno dei due numeri ha un significato preciso: il numero superiore indica il numero dei tempi della battuta e il numero di sotto si riferisce al valore di ognuno dei tempi. In questo caso il 2 indica che nella battuta si avranno 2 tempi e il 4 indica che ognuno dei due tempi varrà un quarto .

 
 
     
 

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Indice degli argomenti

La notazione
Esercizi: Lettura delle note (chiave Violino e Basso)
Pause, legature e punto di valore - esercizi
Misure e indicazione del tempo
Tagli addizionali
Toni e semitoni
Alterazioni
Le scale maggiori
Le scale di Do maggiore, Sol maggiore, Fa maggiore e Re maggiore
La tonica e la tonalità
Lettura intonata: i primi tre gradi della scala maggiore
Analisi ritmica
Gli intervalli
Indicazione di tempo = (misura binaria) (misura quaternaria) (misura ternaria)
Intonazione cantata: i prime cinque gradi della scala maggiore
Le scale di La maggiore, Sib maggiore e Mib maggiore
La triade di tonica
Intonazione melodica - Lettura
Le scale minori
Tempi semplici e tempi composti
Indicazioni di esecuzione
Comporre - ritmo di risposta

La scrittura delle note sul pentagramma presenta dei limiti nella quantità di rappresentazione grafica delle altezze: infatti questa particolare collocazione spaziale accetta al suo interno solo nove note (5 sulle linee e 4 negli spazi).

Per poter inserire un maggior numero di note (sia verso il grave che verso l’acuto) si utilizzano delle linee aggiuntive dette tagli addizionali Queste piccole linee aggiuntive altro non sono che frammenti di linee che si aggiungono a quelle del pentagramma (sopra o sotto) alla stessa distanza. I tagli addizionali si definiscono "in testa" (cioè come se si volesse tagliare, in orizzontale, la nota), o "in gola" (posto sopra la nota se si tratta della parte sottostante del pentagramma, o sotto la nota se essa è ubicata sopra il rigo musicale).

Quando la rappresentazione di una nota sul pentagramma richiede troppi tagli addizionali (il che potrebbe confondere l’esecutore), è prassi comune effettuare un cambio di chiave oppure utilizzare la dicitura 8va. Per la lettura delle note con i tagli addizionali bisogna seguire lo stesso criterio progressivo delle linee e degli spazi del pentagramma, sia in senso ascendente che discendente.

Le note con il taglio “in testa” sono considerate note sulle linee e quelle con il taglio “in gola” note negli spazi. Indicazione di tempo: 2 3 4 3

Fino a questo momento abbiamo preso in considerazione indicazioni di tempo che avevano la semiminima come valore per un tempo della battuta.

Esistono indicazioni di tempo che invece hanno una minima o una croma come tempo – base della misura. Qualsiasi sia la pulsazione di base (minima, semiminima, croma ecc) le misure che in un brano musicale contengono due tempi si chiamano misure binarie, le misure che contengono tre tempi si chiamano misure ternarie e quelle di quattro tempi misure quaternarie.

I tempi ternari venivano considerati perfetti e indicati con il cerchio (altro segno di perfezione). Il cerchio non chiuso veniva associato quindi ai tempi “imperfetti” binari. Il simbolo c non ha attinenza con le lettere dell’alfabeto, ma esprime un concetto di incompiutezza e imperfezione in quanto forma geometrica aperta.

 

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